Emme Rossa |
Sul fronte italiano, sin dai primi giorni d’Aprile, erano avvenuti
vasti movimenti di truppe, preceduti da forti cannoneggiamenti delle retrovie
della linea gotica e dai massicci bombardamenti aerei sui centri più importanti
di tutto il Nord Italia.
Tutta la zona Appenninica e pedemontana del modenese subì pesantemente
questa pressione. Moltissimi furono i piccoli paesi dell'alto Frignano
totalmente distrutti dai consistenti lanci di proiettili da cannone a lunga
gittata; i centri più grossi come Vignola, Pavullo e Formigine subirono
violentissimi attacchi e lo stesso capoluogo subì l'ultimo bombardamento aereo
il giorno 19, poche ore prima dell'ingresso delle truppe americane in città.
Il crollo della linea gotica porta in un tempo brevissimo le truppe
anglo-americane dentro la pianura padana e di conseguenza, alla conclusione
delle operazioni belliche in Italia.
Contemporaneamente allo sfondamento del fronte italiano, le truppe
alleate sul fronte occidentale e quelle russe sul fronte orientale in Germania,
danno l'ultima e definitiva spallata alla sconfitta del fascismo e del nazismo.
I vari movimenti della resistenza europea si apprestano, al seguito dei
"vincitori", a prendere possesso dei paesi e delle città abbandonate;
in Italia il CLN, dopo aver proclamato l'insurrezione, nomina i primi
amministratori democratici; Modena avrà come primo Sindaco, un uomo del Partito
Comunista, Alfeo Corassori.
Ma in quale percentuale ha contribuito il movimento partigiano alla
sconfitta dell’odiato nemico nazifascista"? Cercheremo di valutare, il più
possibile obbiettivamente, l'importanza di tale partecipazione ai fini della
risoluzione finale. Non bisogna scordare, però, ciò che disse il capo delle
forze armate anglo-americane in Italia, Generale Alexander, in proposito:
Intanto le truppe tedesche e i comandi fascisti procedevano al
ripiegamento disturbati in minima parte dalle formazioni partigiane che,
avvisate dell'avvenuto attacco in forze degli "alleati", iniziavano a
prepararsi per entrare da padroni, nei paesi e nelle città.
La maggior parte delle truppe tedesche e fasciste si erano concentrate a
Modena da dove continuarono il ripiegamento verso il Po’ e la Lombardia,
attraverso le strade di comunicazione più importanti e cioè la Statale del
Brennero e da Carpi, la Romana-Moglia; non tutti i distaccamenti, in modo
particolare quelli sparsi nei piccoli centri riuscirono a sganciarsi e a
raggiungere i propri Comandi, rimanendo pertanto invischiati dagli attacchi
partigiani che, sicuri dell'allontanamento del grosso delle truppe tedesche e
fasciste, cominciavano a farsi sempre più audaci e allo scoperto.
Modena e Carpi furono conquistate dagli anglo-americani il 22 Aprile,
mentre centri quali: Sassuolo, Vignola, Concordia e Finale videro l'entrata
delle truppe americane il giorno successivo; praticamente dalla mattina del 24
Aprile tutta la Provincia modenese era in mano ai "liberatori".
Il giorno 20 tedeschi e fascisti iniziarono ad abbandonare i centri più
importanti e la città stessa, dove in un’atmosfera estremamente tesa, si
tenevano i funerali delle vittime del bombardamento aereo del giorno precedente;
la fuga non fu precipitosa, anche perché la maggioranza era convinta che ci si
dovesse ritirare sulla nuova linea difensiva sulla riva destra del Po’.(1)
L'attacco principale alla Provincia di Modena arriva dunque dalla
Pianura, dato che la 5° Armata avanzava inarrestabile continuando l'offensiva
scattata il 4 Aprile, mentre l'8° Armata alleata procedeva in direzione di
Ferrara; si minacciava pertanto l'accerchiamento delle truppe tedesche schierate
sulla linea della Garfagnana, dato che nessun attacco in forze, si verificò in
questa zona.(2)
Vi fu solamente qualche attività di pattuglie partigiane a disturbare
la ritirata tedesca, ma senza scontri di rilievo. La zona della montagna non
vide pertanto, all’opera, in vere azioni di guerra le forze partigiane che in
pratica non fecero nulla per la "liberazione" decantata in tanti libri
e in celebrazioni apologetiche, come d'altra parte è confermato da parte della
stessa storiografia antifascista:
"Ma
anche nelle zone di pianura non vi furono grossi combattimenti, vicino a Modena
i partigiani si limitavano a veder sfilare "una lunga fila di soldati della
Wermacht in ritirata, colonne interminabili ci passarono sotto gli occhi."(4)
Un altro testimone oculare, nota che i partigiani entrano in città non
silenziosi e guardinghi ma, tra un gran baccano di scoppi di qualsiasi arma e
di:
I primi carri armati americani si presentarono alla periferia di Modena
verso le ore 14; dopo parecchie ore di trattative con i tedeschi rimasti e
rinchiusi dentro l'Accademia Militare si arrivò a definire la resa, dimodochè
le truppe alleate entrarono in città nelle primissime ore della serata.(10)
Dalle molte testimonianze
coeve, ma in particolare da quelle espresse in tempi successivi, in tanta
pubblicistica antifascista, l'episodio della resa tedesca e del loro Comandante
Col. Foster, asserragliati dentro Palazzo Ducale, appare molto discutibile in
quanto è interpretata nei modi i più svariati possibile. Si passa dalle
vicende epiche ed eroiche della più sfacciata ed impudente propaganda,(11) ai
toni meno enfatici ma molto più veritieri di tanti altri,(12) a situazioni
quanto meno paradossali, come quella di un testimone oculare che cita la scalata
al balcone di Palazzo Ducale da parte di un tizio isolato che va’ ad aprire il
portone principale chiuso dall'interno e riappare con in mano i biglietti da
mille bruciati, dato che, il capitano della GNR, prima della fuga aveva
distrutto, "secondo il costume delle ritirate più importanti", denaro
e documenti(13), contraddicendo così buona parte degli storiografi antifascisti
che hanno sempre accusato i comandi fascisti di essere fuggiti portandosi dietro
le casse ben fornite di denaro; non trascura poi, questo testimone, di
sottolineare, in modo emblematico, l'assedio e l'uccisione di un gatto sui tetti
di una casa vicina alla Chiesa di San Francesco, gatto scambiato, dai bellicosi
partigiani, per un cecchino fascista.(14)
Ma a prescindere dall'epicità della lotta per la
"liberazione" di Modena,
Questi, furono i primi ad essere coinvolti dall'ondata dei prelevamenti,
esecuzioni ed uccisioni arbitrarie che insanguinarono quei primi giorni della
"liberazione" le strade e le campagne del modenese.(16)
Pochissimi ebbero la possibilità di difendersi e di vendere cara la
pelle, molti credettero alle false promesse partigiane che assicuravano ai
fascisti salva la vita, se avessero depositato le armi.
Si è anche sentito parlare di cecchini e franchi tiratori asserragliati
sui tetti e sulle altane delle case modenesi del centro storico, ma in verità
non furono molti e anche in questo caso si è dato corpo ed enfatizzata, da
parte fascista, una resistenza, pur di breve durata, da parte degli
irriducibili, che in realtà è stata assai modesta, ed espressione solamente di
qualche elemento isolato, niente a che vedere perciò con quello che successe a
Firenze, dove i famosi "franchi tiratori" resistettero sulle case per
moltissimi giorni.
Vero è che moltissimi dovettero trovare rifugi sicuri presso conoscenti
od amici, in molti casi anche presso antifascisti, oppure fuggire in altre
provincie; ma tanti, troppi, furono travolti dal furore omicida, dalle vendette
personali, dalle ritorsioni, insomma da quel terrore che tormentò le nostre
zone e che la storiografia antifascista tende a minimizzare, se non a
nascondere, dato che:
Combattimenti di una certa entità si verificarono in Provincia a
Staggia, Medolla e Concordia.(20)
Così Vignola che, dopo i cannoneggiamenti americani, viene
"liberata" il 23 Aprile, dopo che i tedeschi si erano ritirati,
In questa zona la cronaca di un diario storico partigiano, dichiarata
poi, dalla stessa storiografia antifascista, priva di fondamento, informava che
Casinalbo e Formigine sarebbero state conquistate dai partigiani il 22 Aprile:
E così finì la guerra in Provincia di Modena: la popolazione si
sentiva finalmente sgravata dal grosso incubo che l'aveva attanagliata,
specialmente negli ultimi mesi; era veramente finita.
Almeno per i tanti che si riversarono per le strade della città, tra i
palazzi e le case ancora fumanti per le distruzioni provocate dai
"liberatori" che sfilavano osannati ed applauditi dalle stesse persone
che avevano subito la loro terrificante azione terroristica fatta di
bombardamenti e mitragliamenti; si fa presto a dimenticare; anche l'Arcivescovo,
schierato sino al giorno prima con i fascisti, il giorno 29 Aprile iniziò il
programma dei "festeggiamenti"(24), con un "Te Deum" di
ringraziamento celebrato in Piazza Grande, visto che in Duomo non si poteva
contenere tutta la folla che si era radunata. Alla fine di quella messa, mentre
l'Arcivescovo Boccoleri, l'incensatore del Capo del Fascismo(25), stava per
pronunciare l'"ite missa est", un colpo di fucile sfuggì ad uno dei
partigiani appostati sul tetto del Comune scatenando una confusione
indescrivibile al punto tale che in pochi istanti la Piazza si svuotò.(26)
Il giorno successivo vi fu la sfilata dei partigiani, autentici ma,
nella maggioranza, dell'ultima ora, e che durò a lungo.
Nel frattempo, in migliaia di case della città e della Provincia, una
folla altrettanto numerosa di quella che si trovava per le strade ad applaudire
i vincitori, viveva nel terrore dei prelevamenti e delle esecuzioni sommarie;
bastava essere segnalati da qualche delatore, come simpatizzanti o sostenitori
del PFR che la vita diventava sospesa ad un filo che poteva spezzarsi da un
momento all'altro, e in tanti casi i processi dei famigerati "tribunali del
popolo" altro servivano se non mettere ancor più alla "gogna" i
malcapitati, prima dell'immancabile esecuzione.
Nella cronaca si viene ad evidenziare lo spietato massacro compiuto ad
opera delle "squadre della morte" che andavano a prelevare in
qualsiasi ora del giorno e della notte i sospetti ed i loro familiari; le
operazioni della Gestapo nazista o della Ghepeu russa, alla luce dei fatti
successi nel modenese, appaiono come delle modeste operazioni di polizia.
La storiografia antifascista, anche quella più semplicistica, studiata
per indottrinare i giovani, "glissa" queste vicende con formule
standardizzate o minimizzatrici, e tutti gli omicidi, i prelevamenti, torture,
vengono collocati in una specie di "limbo" che tende ugualmente a
demonizzare tutti coloro che avevano aderito alla RSI. Ciò che vien detto dei
fascisti e del trattamento loro riservato, si riduce ad analisi di questo tipo:
Nulla di più. Finiva così un epoca storica.
Coloro che non hanno vissuto quel tragico periodo e l'immediato
dopoguerra, pressati dall'ossessiva propaganda clerico-marxista, nei libri di
storia, di saggistica, di narrativa impostata al più smaccato servilismo, nella
cinematografia resistenziale, nella televisione di stato e nella stampa
quotidiana che ancor oggi continua a presentare i fascisti nella più truce
delle immagini, tacendo completamente la verità dei fatti, oppure per coloro
che si sono addentrati nella letteratura resistenziale a senso unico senza
pertanto aver avuto possibilità di controinformazione, anche semplicemente
attraverso qualche limitata lettura della storiografia della parte dei perdenti,
che però è sempre rimasta esclusa dai grandi canali d'informazione rimanendo
ristretta solamente a coloro che già sanno queste cose, è difficile, se non
impossibile, poter avere un quadro esatto ed obiettivo di quel brandello di
storia italiana, dopo tale lavaggio del cervello.
Sono passati ormai tanti decenni, la maggioranza non ricorda quei tempi
e molti li hanno dimenticati, la società attuale impostata esclusivamente sul
consumismo e su di un illusorio stato di benessere, ha relegato o cancellato
dalla memoria collettiva quegli anni che, in fondo, sono alla base di tutta la
nostra situazione politico-economico-sociale dei giorni nostri.
Gli stalinisti italiani che si sono macchiati di tanti delitti, al
contrario di quelli della stessa Russia sovietica, godono ancora, dopo aver
goduto per tanti anni, enormi previlegi, che nemmeno i loro "compagni"
dell'auspicato "Paradiso sovietico", possono vantare. Anzi in Russia
lo stalinismo è stato accusato dei più turpi delitti e dei più orrendi
massacri, dagli stessi compagni di prima, al punto che è stata costituita una
commissione di indagine per la
ricerca di tutti i crimini compiuti dal comunismo e per la riabilitazione di
tutti quegli uomini che tali crimini hanno subito.
In Italia, chi ha commesso i maggiori delitti, e durante il periodo
bellico e subito dopo la conclusione, proveniva dalla scuola stalinista; a
quando dunque la riabilitazione degli italiani innocenti massacrati da chi
seguiva quell'ideologia?
Vi è più servilismo e più gretto conformismo nell'Italia democratica
di oggi che nell'attuale Russia dei Gorbaciov o Eltsin che siano.
Un altro elemento da non trascurare, sinora poco conosciuto e
relativamente studiato dagli storici è il tradimento tedesco nei confronti
della Repubblica Sociale e del suo capo, tradimento portato avanti dagli alti
comandi germanici, con alla testa il generale Wolff.
La resa delle truppe tedesche in Italia venne negoziata segretamente,
senza che Mussolini e le alte sfere della RSI ne fossero informate e tutto
questo avvenne nel periodo Febbraio-Aprile 1945, quando ancora Mussolini stava
sacrificando le sue ultime forze assieme a suoi fedelissimi in tutta l'Italia
del Nord, per tener fede ad un alleato, che si riteneva leale e disposto a
sacrificarsi sino in fondo, come da sempre dichiarato. Mussolini ed i suoi
seguaci ritenevano che il combattere sino all'ultima goccia di sangue servisse a
rendere più dignitosa la sconfitta ormai sicura e di conseguenza concludere
dignitosamente quel periodo storico , anche per poter trattare il passaggio dei
poteri tra le nuove autorità italiane e la RSI, in modo tale da poter
risparmiare, il più possibile, vite umane, cosa che non fu permessa per la
prepotente intrusione del Partito Comunista, che cercò a tutti i costi di
proseguire la guerra civile anche al termine del conflitto per cercare di
mettere pesantemente le sue ipoteche in un eventuale scontro con gli ex
"alleati" per una maggior comunistizzazione dell'intera Europa.(28)
Si può pertanto pensare che i tedeschi abbiano voluto renderci la
pariglia per quello che era successo con il tradimento dell'8 Settembre ; ma non
dobbiamo dimenticare che in realtà i tedeschi, commisero, oltre a quella del
generale Wolff, altre azioni che possono essere annoverate, da un punto di vista
storico, dei veri e propri tradimenti nei confronti dell'alleato; basta citare
il mancato rispetto dell'impegno, in verità non scritto, ma annunciato
chiaramente, di non iniziare atti di belligeranza prima di tre o cinque anni dal
momento della firma del Patto d'acciaio che avvenne il 22 Maggio 1939; e ancora:
il trattato segreto con l'Unione Sovietica del 23 Agosto 1939, pochi giorni
prima dell'invasione della Polonia, a proposito del quale, lo stesso Mussolini,
nei mesi successivi, ebbe a criticarlo duramente.(29)
L'ultimo atto di questa logica tedesca lo troviamo nell'Aprile 1945 a
Milano, al momento in cui, Benito Mussolini, che tardivamente aveva spostato da
Gardone al capoluogo lombardo la sede del Governo della RSI, si rende conto del
tradimento dell'alleato.
Vittorio Mussolini, il figlio del Capo del fascismo è stato testimone
degli ultimi tragici momenti e, alla famosa riunione nella Curia milanese tra il
padre ed i componenti il governo del CLN, attendeva con ansia gli esiti della
riunione, organizzata dal Cardinale Schuster e dove si doveva trattare la resa;
il Maresciallo Graziani, capo delle Forze Armate della RSI, osservava che non si
poteva trattare senza prima mettere a conoscenza dei fatti il Comando tedesco:
ma venne fuori la sbalorditiva notizia, annunciata dal Prefetto Bassi:
Mussolini rimase allibito. Il Cardinale Schuster confermò, precisando
che era stato svelato un segreto, questo piano. Vi è da dire che la resa
tedesca sarebbe avvenuta nelle mani del Cardinale e non in quelle del Generale
Cadorna, capo del CLN, al quale i nazisti non riconoscevano alcuna autorità, e
che le truppe germaniche sarebbero state consegnate agli anglo-americani e non
ai russi.
Vi è un altra considerazione da fare: nel dopoguerra nessun fascista
venne processato per i cosiddetti "crimini di guerra": seppur in un
contesto di giustizia discutibile, intrapreso dai vincitori sui vinti e
considerando la volontà perversa di "criminalizzare a tutti i costi la
parte sconfitta" in un modo che non si era mai verificato nella storia, è
pur vero che i fascisti italiani non subirono da parte degli angloamericani
nessun procedimento similare.
Gli unici processi e le relative condanne avvennero in Italia, condanne
proposte ed eseguite da italiani su altri italiani. Questa è stata la logica
inumana della guerra civile!
Con questa pubblicazione non abbiamo nessun intendimento di rinfocolare
odi e rancori della parte sconfitta; è giusto però che le nuove generazioni
conoscano le tradizioni, il passato la storia, attraverso fatti, avvenimenti e
comportamenti degli uomini , ma in modo non unilaterale e manicheistico.
Non è possibile che possano essere stati tutti dei delinquenti gli
uomini che a quell'epoca si schierarono con la parte sconfitta. Erano i nostri
fratelli e padri, i nostri nonni o bisnonni, facevano parte della nostra terra,
credevano in una società diversa, in tempi in cui le parole dignità, onore e
fedeltà avevano una grande importanza, contrariamente a quelli che invece sono
i valori o "non valori" dei nostri tempi.
Modena è una città, nonostante gli avvenimenti di quell' epoca, civile
ed aperta al dialogo; la civiltà di una comunità si dimostra anche in questo
contesto. Che Modena sia stata "liberata" dai partigiani o conquistata
dalle truppe angloamericane, alla luce dei tempi attuali, non assume più una
grande importanza, ma è importante per tutti noi e per le generazioni future
che la storia non venga strumentalizzata dal potere politico, in modo falso e
bugiardo.
I fatti che seguono nella cronaca di questo volume, non possono e non
devono essere totalmente cancellati; gli uomini che hanno vissuto, combattuto,
lottato e che sono morti per un ideale di società, che ancor oggi viene
proposto come modello perverso, hanno tutti i diritti per essere riammessi nella
memoria storica degli italiani, a pari condizione degli altri che combatterono
per il loro ideale e che sono continuamente ricordati e citati nella storia a
senso unico che sino ad oggi è stata propinata ai modenesi ed agli italiani
tutti.
2 cfr. E. Gorrieri: "La repubblica di
Montefiorino" pag. 667
3 ibidem pag. 674
4 Dal Diario storico della Brigata partigiana Mauro
che operava tra Saliceta, Cognento e Madonnina in E. Gorrieri, op. cit. pag. 675
n.22
5 cfr. E. Gorrieri, op. cit. pag. 676
6 ibidem
7 cfr. R. Barazzoni : "Liberazione dell'Emilia
Romagna" pag. 122
8 cfr. A. Pedrazzi in "Liberazione di
Modena" in: "Rassegna di Storia dell'ISR , Nuova serie anno V° Aprile
1985, pag. 145
9 ibidem pag. 148
10 E. Gorrieri, op. cit. pag. 680
11 ad esempio molti articoli, nella serie delle Riviste
dell'ISR riportano avvenimenti ed episodi di quei giorni visti tutti
esclusivamente in una formula celebrativa ed apologetica e che lasciano molti
dubbi, anche per molti storici
della resistenza, sulla loro autenticità.
12 Si possono citare alcuni brani tratti dalla monumentale
"Cronaca dell'occupazione nazifascista
di Modena" e pubblicati in minima parte dall'ISR, di Adamo Pedrazzi.
Oltre al molto citato E. Gorrieri, che almeno, pur nell'ottica antifascista,
riporta fatti ed episodi con molta obbiettività e non si indulge alle formule
incensatorie e celebrazionistiche della maggior parte della storiografia
resistenziale.
13 cfr. articolo di A. Del Carlo, cit.
14 ibidem
15 cfr. articolo di I. Vaccari: "Modena Domenica 22
aprile 1945" in ISR n. 1 1960, pag. 76.
16 cfr. le cronache di questi giorni, nelle pagg.
seguenti.
17 cfr. I. Vaccari op. cit. pag. 84
18 cfr. E. Gorrieri op. cit. pag. 681
19 ibidem
20 ibidem pag. 686
21 ibidem pag. 687
22 ibidem pag. 689
23 ibidem pag. 690 n.51
24 cfr. G. Silingardi, "I giorni del fascismo e
dell'antifascismo" pag. 250
25 cfr. ivi, cap. "Clero e resistenza"
26 cfr. G. Silingardi, op. cit. pag. 250
27 ibidem pag. 252
28 cfr. A. Giovannini, "I giorni dell'odio - Italia
1945", monografia , nel cap. a firma Vittorio Mussolini: "25
Aprile" a pag. 111.
29 cfr. E. Kuby: "Il tradimento tedesco" Ed.
Rizzoli 1983.
30 cfr. V. Mussolini, op. cit. pag. 133
31 ibidem
32 ibidem.
20 Aprile - Funerali delle vittime del bombardamento
VENERDI
20 APRILE 1945
Mentre a Modena si svolgono, in un’atmosfera tesissima e per gli
sviluppi della situazione e per la paura di nuove incursioni, i funerali delle
vittime del bombardamento aereo, è in pieno sviluppo l’azione di sfondamento
delle truppe anglo-americane su tutto il fronte. Le prime pattuglie delle truppe
alleate penetrano in territorio modenese nelle zone di Monteombraro e di Zocca e
si affacciano a nord-est, provenienti dal bolognese nella zona di Nonantola e di
Ravarino.
Continuano intanto le uccisioni di militari e civili fascisti, o
presunti tali: in questa giornata si ha notizia delle seguenti uccisioni: a
Maranello è stroncata la vita del milite della Guardia Nazionale Repubblicana:
VEZZALI
ANTONIO(1):
a Carpi è ucciso tale:
BIGARELLI
UMBERTO(2);
a Bagnolo di San Vito perde la vita il milite della Divisione Monterosa,
originario di Medolla d’anni ventuno:
CASARINI
SILVIO(3).
21 Aprile - Ravarino - "esecuzione" del reggente Montanari
SABATO
21 APRILE 1945
Le truppe americane assieme agli alleati, inglesi, brasiliani,
marocchini ecc., sfondato il fronte sulla dorsale appenninica occupano
Pievepelago; entrano in parecchie zone della bassa modenese. La storia della
resistenza racconta che a Ravarino i partigiani scesero in strada e subito
tedeschi e fascisti si arresero per essere poi incarcerati e consegnati agli
americani.
Il grosso delle truppe tedesche si era in quel giorno già allontanato
dalla zona ed erano rimaste solamente rare formazioni ed alcuni militari
sbandati e molti di questi furono uccisi in agguati e attentati. Un testimone
oculare racconta di un soldato tedesco che, isolato, stava fuggendo in
bicicletta pedalando disperatamente sulla strada tra Rami e Ravarino, fu preso
al tiro al bersaglio dai partigiani dell’ultima ora che, appostati dietro agli
angoli delle case, gli spararono alle ruote poi alle gambe e lo finirono tra
risate ed urla scomposte.(4)
Sempre nella stessa località era ucciso il reggente del Fascio
Repubblicano:
MONTANARI
GUIDO(5).
Di quest’uccisione se ne trova traccia nella storiografia partigiana;
ne parla lo stesso esecutore materiale, il partigiano democristiano, Primo
Bonezzi, uno dei promotori della lotta antifascista in quelle contrade e
comandante dei reparti partigiani della zona:
“Insieme
al commissario Morselli Ernesto mi recai in località Dogana, sobborgo di
Ravarino, per ritirare prigionieri catturati dalle squadre di alcuni
organizzatori e li feci trasportare nelle scuole scelte a tale scopo: dopo aver
rinchiuso i prigionieri ho ordinato l’arresto del reggente Montanari Guido che
stava gironzolando (!) per la strada per fare ancora vittime.
Essendo
mio vivissimo desiderio di catturarlo vivo ho impedito che i miei uomini lo
liquidassero a distanza come era loro intenzione, e dopo aver preso misure
precauzionali (sapendolo armato) facevo appostare due uomini dietro una colonna
davanti alla quale era obbligato a passare mentre io mi spostavo al centro della
piazza.
Arrivata
la preda (sic) sul posto gli uomini gli imposero la resa con i modi consentiti dal
caso. Tenendo in conto relativo l’ordine dei soggetti al mio comando (in alto
le mani) non si fermò e si diresse verso di mè ed alla distanza di sette passi
abbassò le mani portando la destra all’arma che aveva in tasca. Visto tale
atto ho scaricato la mia atterrandolo immediatamente, nel contempo i miei uomini
aprivano anch’essi il fuoco e un colpo di rimbalzo mi feriva leggermente.”(6)
Dopo questa scena da far west all’italiana, uno solo contro tanti,
vista la successione dei fatti raccontata dal pistolero nostrano, il giorno
successivo il buon partigiano cattolico partecipa, assieme al comando del CLN di
Nonantola al:
“Te
Deum di ringraziamento in lode al Signore per la bontà verso noi miseri
peccatori.”(7)
A Modena resta ucciso il milite dell’artiglieria contraerea, di anni
cinquanta:
RONCAGLIA
GIUSEPPE(8),
la sua salma fu ritrovata a Cittanova di Modena l’11 Giugno 1945.
A Savignano sul Panaro, in uno scontro con i partigiani rimangono uccisi
due giovani militi della Brigata Nera di Modena, entrambi diciottenni:
TAGLIAVINI
CARLO(9),
DEGLI
ESPOSTI ALFEO.(10)
A Castelfranco Emilia perde la vita il civile:
LUDERGNANI
GIUSEPPE.(11)
A Soliera è ucciso, in località Appalto, lo squadrista della Brigata
Nera:
BORGHI
ARNALDO.(12)
a Vignola perde la vita il quarantenne:
BARBIERI
MARINO.(13)
DOMENICA
22 APRILE 1945
Tedeschi e fascisti abbandonano la città di Modena. Alcuni nuclei
resteranno ancora parecchie ore; alcuni irriducibili cecchini continuarono a
sparare dai tetti delle case, ma non per molto. Le sedi principali, quali:
Prefettura, Questura, Municipio furono tutte abbandonate alle prime ore del
mattino; i fascisti prima di lasciare la città aprirono le porte delle carceri
di S. Eufemia.(14)
Nel frattempo alcuni reparti partigiani iniziavano a prendere possesso
delle varie sedi. Alle 14 arriva alla periferia della città il primo carro
armato americano. Alle 16,30 vengono inviati parlamentari all’Accademia
Militare dove erano rimasti gli ultimi reparti tedeschi e ai quali è intimata
la resa, che viene accettata. Nella tarda serata le truppe entrano in Modena,
mentre la stessa cosa avviene in altri centri della Provincia, ormai quasi
completamente occupata: Carpi Mirandola e Pavullo passano in mano “alleata”,
mentre rimane ancora da conquistare la zona del sassolese. Questi in sintesi gli
avvenimenti della giornata.
Inizia, nello stesso tempo, la carneficina delle “radiose giornate”
degli ultimi giorni di Aprile.(15) Molti saranno anche i caduti partigiani delle
ultime ore di guerriglia.(16)
A Savignano sul Panaro vengono uccisi padre e figlio, il primo di
cinquantasei anni il secondo di venti anni:
REITANO
FRANCESCO(17)
REITANO
LEONARDO.(18)
Nella stessa zona viene ucciso dai partigiani il milite della Brigata
Nera di Serravalle, di diciotto anni:
BACCOLINI
GIUSEPPE.(19)
A Montefiorino rimane vittima della violenza partigiana il milite della
GNR:
BALDASSARRI
GIOVANNI.(20)
A Maranello vengono uccisi due quarantenni:
MANFREDINI
PIETRO,(21)
ROSINI
PIETRO.(22)
A Gaggio di Castelfranco viene ucciso un uomo di trentadue anni:
MALVOLTI
SALVO.(23)
A Modena, in Via Moreali, in un conflitto a fuoco con i partigiani resta
ucciso il muratore di quarantatré anni:
SELMI
MARIO.(24)
Sempre nel capoluogo resta ucciso il milite della GNR:
LIBRA
GUGLIELMO.(25)
A Collegara e a Portile restano uccise due persone delle quali non si
conosce il nominativo:
IGNOTO,(26)
IGNOTO.(27)
A Soliera cade il milite della Brigata Nera di trenta anni:
LEPORATI
ANELLO.(28)
A Mirandola viene ucciso il civile:
BUSSOLARI
GINO.(29)
Nella zona di Campogalliano, ma non sono state trovate notizie più
precise, restano uccise:
GRIMALDI DIOMIRA,
TURCI ELSA,
BONACINI VITTORINO.(30)
A Luzzara di Reggio Emilia resta ucciso il modenese, abitante in Via
Scarpa e appartenente alla GNR:
BRIGNOLI
LUCIANO.(30bis)
23 Aprile - esecuzioni in tutta la Provincia - Cavezzo
LUNEDI
23 APRILE 1945
Gli anglo-americani entrano a Vignola, completando così la conquista
della Provincia di Modena. Così la storiografia partigiana, anche quella che
vuole sembrare meno faziosa, chiude il capitolo relativo a quelle giornate piene
di tensione:
“La
sera del 23 Aprile, ogni residua resistenza tedesca era stata eliminata. Su
tutta la Provincia sventolava il tricolore (ma erano molte di più le bandiere
rosse N.d.R.) La popolazione esultava nelle piazze, festeggiava partigiani ed
alleati. Di lì a qualche settimana sarebbero esplosi odi e vendette,
insanguinando ancora una volta la
terra emiliana; ma in quei primi giorni nessun incidente turbò la gioia serena
di un popolo uscito finalmente da un incubo spaventoso.”(31)
Passiamo dunque in rassegna quei giorni nei quali, “nessun incidente
turbò la gioia del popolo”. Saltando così, di pari passo, alcune settimane,
si dimenticano centinaia di cittadini modenesi e parecchie migliaia di italiani
massacrati proprio in quei giorni. Erano giornate che vedevano le truppe di
occupazione anglo-americane non ancora preparate a compiti di polizia e di
controllo del territorio; furono moltissimi, come vedremo, i modenesi bersaglio
di un odio feroce e spietato, tale da far pensare ad una vera e propria pulizia
etnica ben programmata ed organizzata dalle centrali politiche rosse e ben
eseguita dalle formazioni partigiane comuniste che spadroneggiavano, incutendo
il terrore a piene mani, cercando di voler cancellare ogni residuo di italianità
in coloro che avevano creduto e che si sarebbero sempre opposti a quella
componente rossa che riteneva di prendere il potere con la violenza per passare,
armi e bagagli sotto la sospirata dittatura del proletariato agli ordini di
Mosca.
A Modena, in un conflitto a fuoco con i partigiani, resta ucciso il
cenciaiolo di cinquanta anni:
MANICARDI
BONFIGLIO.(32)
Sempre nel capoluogo restano vittime della rappresaglia partigiana:
MASCELLANI
BRUNO,(33)
di anni quarantotto,
BENASSI
ORESTE.(35)
Davanti alla Caserma “Galluppi” veniva presa, seviziata ed uccisa la
guardia notturna e milite della B.N., di quarantanove anni:
CAVANI
ALFREDO.(36)
E ancora a Modena il milite della GNR di trentanove anni:
CORNI
AUGUSTO.(37)
A Ponte di Maranello resta ucciso il marò della Divisione San Marco:
SANDRINI
GILDO.(38)
A Pavullo vengono fucilati nel parco, dopo essere stati prelevati dalle
loro abitazioni:
LEVANTI
ETTORE,(39)
di anni quarantanove; e il sessantaquattrenne:
GIUSTI
DOMENICO.(40)
Viene sempre ucciso in quella località tale:
MELARDI
DINO.(41)
A Collegara, in Comune di Modena, viene ucciso, come si diceva a quei
tempi, sulla pubblica via, un uomo di trentacinque anni rimasto:
IGNOTO(42)
A Cavezzo si verificano una serie incredibile di omicidi: padre e figlio
entrambi appartenenti alle BB.NN di quella località, il primo settantacinquenne
ed il secondo di appena ventuno anni:
LORENZINI
PETRONIO,(43)
LORENZINI
ALDO.(44)
In una testimonianza dell’epoca questo fatto è così narrato:
“Il
padre di 75 anni sembra fosse accusato di essere una spia, accusa generica e
quasi sempre incontrollabile che ha servito da pretesto per far morire molte
persone durante il periodo della “liberazione”, ed il figlio ventenne
accusato di essere stato un milite della Brigata Nera. Per sua somma sventura
gli era stato commilitone, nelle BB.NN. , un coetaneo amico carissimo sin
dall’infanzia, che però faceva il doppiogioco; sembra sia stato lui a volerne
la morte. Questo “amico”, dopo alcuni mesi maneggiando una bomba a mano per
pescare, si uccise. La voce del popolo disse che era la mano di Dio che lo
puniva.(45)
Viene poi ucciso il Segretario del PFR di Cavezzo, di anni quarantadue:
ELMOTTI
CASTO.(46)
“Non
aveva una imputazione specifica.... Improvvisamente s’ode nel corridoi,
davanti alla nostra porta, (dove era recluso l’estensore di queste note.
N.d.R.) un tramestio di piedi e di scarponi; si intuisce che trascinano qualcuno
e che ferocemente lo picchiano sbattendolo di quà e di là contro i muri....Il
respiro della vittima si fà affannoso continuano a batterlo....Venne anche lui
portato al cimitero dove avvenne il massacro; quando il necroforo, fatta una
grande buca affinché contenesse i cinque fascisti (Elmotti, i due Lorenzini,
Nivet e Rebecchi) e due tedeschi assassinati, cominciò a raccogliere le vittime
per gettarvele dentro, arrivato all’Elmotti, improvvisamente si alzò di
scatto esclamando con orrore: “ma
questo è ancora vivo”, implorava con voce flebile un pò d’acqua; si dice
che un partigiano presente, con tutta calma esclamò: poco male, lo finiamo
subito”, e così una scarica di mitra troncò, finalmente quel povero
disgraziato che da tante ore penava, morente, tra i cadaveri.”(47)
E poi ancora:
REBECCHI
PRIMO.(48)
“Aveva
quarantotto anni e, per un suo difetto fisico era chiamato “il gobbo”;
essendo stato parecchio tempo all’estero aveva appreso a parlare correttamente
il tedesco, pertanto fu assunto, come per lo più avveniva, quale interprete al
Comando tedesco di Cavezzo. Questo fatto, del tutto normale, lo fece accusare di
essere una spia. Dopo il suo assassinio, venne arrestata e maltrattata anche la
figlia, perché gli inquisitori volevano che accusasse di immaginarie malefatte,
il padre già ucciso.”(49)
Toccò per ultimo, ad essere ucciso dagli spietati aguzzini rossi, al
Legionario fiutano:
NIVET
ARMANDO;(50)
non aveva accuse precise; ma il cosiddetto tribunale del popolo lo mandò
ugualmente a morte, malgrado poche settimane prima gli stessi partigiani rossi,
gli avessero ucciso la giovane figlia (vedi al 5 Marzo ‘45)
Nella zona di Campogalliano restava uccisa tale:
BIAGINI
LIA.(51)
A Modena viene ucciso il
milite della GNR:
MISCELANI
BRUNO (52)
24 Aprile - Uccisioni ovunque - ancora esecuzioni a Cavezzo
MARTEDI
24 APRILE 1945
Le popolazioni festeggiano la tanto sospirata fine della guerra; per
molti altri, invece, iniziano giornate da incubo; è iniziata la caccia al
fascista, non vi è nessun controllo, si uccide semplicemente per un sospetto,
per sentito dire, per antipatia, per vendette personali e in certi casi, la
costituzione dei cosiddetti “tribunali del popolo” rende ancora più
allucinante la scenografia dei processi farsa e delle arbitrarie esecuzioni.
Proseguiamo con la tragica elencazione delle spietate uccisioni di quei
giorni. A Pavullo vengono brutalmente assassinati due marò della Divisione San
Marco:
CASADER
MARINO,(52a)
PIEGHI
UGO.(53)
E il civile:
FERRARINI
GIANCARLO (53bis)
A Carpi viene ucciso l’allievo ufficiale della B.N., "M.
Pistoni" di anni diciannove:
FERRIANI
GIANCARLO (54).
A Modena città viene ucciso il sergente maggiore, di anni trentotto:
CAVEDONI
RENZO,(55)
era inserviente presso l’Accademia Militare; venne prelevato dai
partigiani ed il suo cadavere venne trovato, quasi irriconoscibile, sul
cavalcavia delle Ferrovie dello
Stato; mentre in Via Francesco Selmi viene ucciso a colpi di arma da fuoco un
uomo di circa trentacinque anni rimasto:
IGNOTO.(56)
A Carpi resta ucciso un uomo di trentadue anni:
FERRARESI
ERIO.( 57)
A Portile di Modena viene ucciso un uomo di circa sessantacinque anni,
rimasto:
IGNOTO.(58)
A Cavezzo, dove abbiamo già visto effettuarsi una serie di
raccapriccianti esecuzioni sommarie, viene sterminata una intera famiglia di tre
persone; il capofamiglia di cinquantasei anni:
CASTELLAZZI
VINCENZO,(59)
la moglie di cinquantaquattro anni:
CASTELLAZZI
REBECCHI BIANCA,(60)
e la loro figlia di ventitré anni:
CASTELLAZZI
MARIA.(61)
Così viene descritto il fatto in una testimonianza coeva:
“La
maestra Bianca Rebecchi Castellazzi, di Disvetro, scompare con la figlia ed il
marito: si dice fosse accusata di aver rivelato il rifugio dei Benatti
(partigiani uccisi dai fascisti nei giorni precedenti la liberazione) alle
Brigate Nere; ma che in verità fosse completamente falso; certo è che i tre
disgraziati furono ferocemente soppressi e nel loro appartamento si allogò uno
dei tre assassini. Se anche, per ipotesi, la maestra fosse stata colpevole,
quale colpa avevano gli altri familiari? Un testimone del loro supplizio raccontò
che prima venne violentata, poi seviziata ed uccisa la figlia in presenza dei
genitori; poi tocco alla madre subire lo stesso trattamento, indi finirono lo
sventurato padre.”
(62)
Ancora a Cavezzo e in questo giorno perde la vita tale:
PAVAROTTI
ILARIO.(63)
25 Aprile - Elenchi interminabili di fascisti uccisi
MERCOLEDI
25 APRILE 1945
In questo giorno, con la
guerra oramai pressoché terminata su quasi tutto il territorio italiano e che
verrà poi dedicato alle celebrazioni della “liberazione”, si verificano in
territorio modenese una serie impressionante di uccisioni di fascisti o presunti
tali. Per molti di questi caduti è stato possibile accertare con esattezza la
data della loro scomparsa, ma per moltissimi altri, che sono stati ritrovati
dopo settimane o mesi e che indubbiamente la loro morte data, con molte
probabilità, in queste giornate, essi vengono elencati, nelle pagina delle
cronaca alla fine del mese di Aprile.
Nella bassa modenese, A Mirandola risultano uccisi in questo giorno:
GARUSI
GIUSEPPE (64)
CAMPAGNOLI
MARCO,(65)
VECCHI
NICOLINO,(66)
RAZZANI
LUIGI TEOBALDO.(67)
A Concordia viene soppresso il Capitano della GNR, di quarantuno anni:
BELLINI
TULLIO,(69)
era in servizio al 42° deposito misto Provinciale ed i suoi abiti
vennero trovati in una cisterna di Concordia, località dove venne anche ucciso
il Capitano della GNR:
REZZAGHI
UGO.(70)
A Castelvetro vengono uccisi dai partigiani: il sessantunenne:
ROSIGNOLI
LUIGI, (71)
ed i trentacinquenne:
LEVONI
CARLO.(72)
Sempre a Castelvetro in località Solignano, viene ucciso l’iscritto
al PFR di ventisette anni:
VENTURELLI
ENZO,(73)
e l’anziano fascista di sessantasei anni, padre del Roli Bruno ucciso,
sempre dai partigiani, il 1°Marzo di questo stesso anno:
ROLI
ADELMO.(74)
A Carpi viene ucciso dai partigiani il milite della GNR di ventisette
anni
BENETTI
PRIMO.(75)
A Fiumalbo viene ucciso il soldato:
ZANOTTI
GIUSEPPE.(76)
A Pavullo tali:
DELLA
SALDA FERNANDO(77),
GIACOMOZZI
AGOSTINO.(78).
A Bastiglia, i partigiani prelevano dalla loro abitazione, per portarli
nelle carceri del paese, dove vengono seviziati ed uccisi, marito e moglie:
MELLONI
GUALTIERI CARMELA,(79)
MELLONI
ALFREDO.(80)
A Modena città, trovano la morte i seguenti fascisti:
BELLUZZI
LUIGI(81),
BERTOLA
PAOLO(82),
CAMPI
EDMONDO(83)
quest’ultimo era milite scelto della GNR ed aveva trentaquattro anni:
Sempre a Modena: viene prelevato dalla propria abitazione, ed il suo
cadavere verrà ritrovato nelle campagne di Cognento, il Tenente di quarantatré
anni:
GIBERTINI
GINO(84).
Mentre viene soppresso a colpi di pugnale e rivoltella tale:
MUNDICI
UGO(85).
E ancora nel capoluogo viene ucciso:
RIGHI
DANTE.(86)
E la Guardia della Polizia Repubblicana
MARCOTTI
ARMANDO (87)
Sulla linea ferroviaria Modena-Bologna, nelle vicinanze di Modena
vengono trovati morti tre militi della GNR ferroviaria che sono rimasti:
IGNOTI.(87a)
26 Aprile - Bastiglia esecuzione del ex pugile Tassi Nando
GIOVEDI 26 APRILE 1945
Continua, nelle “festose” giornate del post liberazione, il massacro
indiscriminato di fascisti e di presunti tali. A Bastiglia viene arrestato e
cacciato in prigione il Segretario del PFR di quel piccolo centro. Era il
fascista di quarantaquattro anni:
TASSI
NANDO,(88)
era un ex pugile che aveva raggiunto notevoli traguardi a livello
nazionale nella categoria dei pesi medio-massimi; così viene ricordato in una
testimonianza di quei tragici giorni:
“Un
gruppo di partigiani entrò nella sua cella per picchiarlo, ma lui non ebbe la
calma ed il raziocinio di mettersi in difesa passiva per cercare di prenderne il
meno possibile. Cominciò a sferrare a dritta e a manca tali mazzate da mandare
a gambe levate tutta la compagnia, però si prese una fucilata ad una gamba.
Dopo tre giorni, dato che nessuno aveva pensato, o piuttosto aveva voluto farlo
curare, sopraggiunse l’infezione con febbre a quaranta. I partigiani se ne
vollero disfare, ma dato che il povero segretario godeva in paese di molte
simpatie, non si azzardarono ad ucciderlo pubblicamente e finsero di
trasportarlo all’Ospedale di Modena. Durante il tragitto lo gettarono in un
fosso e lo massacrarono, furono tali e tanti i colpi dati al morente che ne ebbe
maciullato completamente il viso. Ha tentato di fuggire, si giustificarono i
“patrioti”: ma la suora che era presente mentre lo caricavano sul camioncino
per portarlo via, mi disse che il disgraziato Nando era così grave, che avrebbe
potuto morire a breve distanza di tempo. Povero Nando! Vi fu chi volle far
sapere alla tua famiglia chi erano stati i tuoi assassini. Nel portafoglio,
restituito alla moglie, intramezzato alle altre carte personali era l’ordine
scritto del CLN di Bastiglia, che comandava di portarlo all’ospedale di Modena
con nome e cognome dei mandanti e degli esecutori del crimine.”(89)
A Modena veniva prelevata ed uccisa un ausiliaria che aveva fatto
l’interprete per i tedeschi:
BELLENTANI
MARIA.(90)
Sempre nel capoluogo veniva ucciso il milite della milizia contraerea di
quarantadue anni:
CAVAZZUTI
ERCOLE.(91)
A Mirandola restano uccisi, in questo giorno:
BARALDI
LUCIANO,(92)
PRANDI
DOLORES.(93)
quest’ultima era semplicemente la moglie di un fascista.
A Zocca i partigiani uccidono il quarantenne:
GANDOLFI
GIUSEPPE.(94)
A Pavullo viene ucciso il marò della Divisione Fanteria di Marina San
Marco, appartenente al 5° Reggimento:
BALLO
GIUSEPPE.(95)
Sempre sull’Appennino modenese viene ucciso, con molta probabilità a
Fanano, ma il dato non è certo, il Capitano della Milizia Forestale:
D’ANDREA
GIUSEPPE.(96)
Ancora a Modena città resta ucciso il milite della Divisione
Granatieri, “Littorio”:
BONESCHI
BIXIO.(97)
A Milano resta ucciso il Capitano della Brigata Nera M. Pistoni:
FONTANA
GIUSTINIANO (98)
E a Como lo Squadrista della B.N. Pappalardo
FERRARESI
OTELLO (98bis)
27 Aprile - Caccia al fascista
VENERDI
27 APRILE 1945
In questi giorni, a Mirandola, i partigiani effettuano una serie
di incredibili delitti in particolare contro donne indifese. Vengono prelevate
dalle loro rispettive abitazioni e poi brutalmente uccise le signore:
PALTRINIERI
BERTACCHI ROSALIA(98a)
di trentuno anni e madre di tre figli; la trentanovenne
PIGNATTI
IOLANDA(99)
Entrambe queste donne furono violentate davanti ai loro rispettivi
mariti e figli, quindi condotte vicino al cimitero e sepolte vive.
Sempre a Mirandola viene ucciso il fascista, o presunto tale:
TREVISI
ROMANO(100)
A Modena, in Via Francesco Rismondo, alle ore 14,30, viene prelevato,
alla presenza della figlia, e portato via in macchina, il
fascista di cinquanta anni:
LASAGNI
GIOVANNI(101)
la salma di questo sventurato venne rinvenuta un mese dopo a Marzaglia,
presentava ferite di arma da fuoco al cranio ed al torace. Sempre nel capoluogo
veniva “eliminato” il marò della Divisione san Marco:
ROVETTA
ANDREA(102)
Altri militi della Divisione San Marco vengono uccisi in Provincia di
Modena e precisamente a Pavullo:
ALDEMAR
LUIGI(103)
TRADUZZI
GINO:(104)
Mentre a Maranello veniva ucciso il marò del 5* Regg. Fanteria di
Marina:
BRUNO
ANDREA(105)
A Montale di Castelnuovo Rangone vengono uccisi due soldati della RSI.
Si trattava del milite del gruppo “Leonessa”:
ONORATI
ALBERTO(106)
e del milite delle “SS” italiane:
LO
BUONO ANTONIO.(107)
SABATO
28 APRILE 1945
Nelle zone della bassa modenese continua, da parte dei partigiani
rossi, l’orrendo massacro di gente indifesa e sconfitta. La guerra non è
ancora completamente finita, le raffiche di mitra si sprecano ed il classico
colpo alla nuca, tipico della metodologia comunista dell’eliminazione, è la
conclusione di tante vite umane:
A Mirandola vengono uccisi due fratelli, militi della GNR:
CANTORI
EGIDIO(108)
CANTORI
GUIDO(109)
oltre ad un altro milite della Guardia Nazionale Repubblicana:
CAPPONCELLI
LUIGI(110)
Mentre nella vicina San Prospero, venivano uccisi:
PULEGA
AUGUSTO(110bis)
di ventitré anni e,
PINOTTI
ENRICO(111)
A Ravarino viene
brutalmente trucidato il milite della GNR:
FERRARI GUIDO(112)
A Modena, sotto i portici del Municipio, in Piazza Grande, viene
assassinato il Direttore delle carceri giudiziarie della nostra città, il
quarantaseienne:
ZARELLA
ANGELO(113)
Da indagini effettuate, non risultava assolutamente essere responsabile
di atti che avessero esulato dalle sue mansioni. Sempre a Modena città vengono
eliminate le seguenti persone:
MIGNANI
SEVERINO8114),
di sessantotto anni;
CARRA
GABRIELE(115),
milite della Brigata Nera modenese;
CACCONE
GIUSEPPE(116)
Era guardia di P.S. , risiedeva in Via Cerca 19 e la sua salma venne
recuperata il 23 Maggio sull’argine sinistro del torrente Tiepido a Collegara.
Altri modenesi perdono la vita fuori dai confini della Provincia: a
Milano, in Piazza Crovetto vengono fucilati due modenesi appartenenti alla
Brigata Nera “M: Pistoni”:
FIORINI
AMEDEO(117)
SONCINI
ALFREDO.(118)
Sempre a Milano viene ucciso il modenese, maresciallo delle “SS”
italiane:
BELLENTANI
CELESTINO:(119)
Ancora a San Possidonio, veniva ucciso il milite della GNR, di anni
trentatré:
BARALDI
GIOVANNI(120).
A Guastalla resta ucciso lo squadrista dell B.N. Pappalardo:
LANDI
NELLO(120bis)
Un altro squadrista della B.N. Pappalardo viene ucciso a Decima di
Persiceto:
ZABINI
GAETANO(120tris)
29 Aprile - eliminazioni in "stile mafioso"
DOMENICA
29 APRILE 1945
Nemmeno alla Domenica, i
messaggeri della morte comunisti, si prendono una pausa: quando si catturano i
fascisti bisogna immediatamente “eliminarli” e possibilmente ricercando le
più crudeli nefandezze. A Concordia vengono uccisi padre e figlio: il
brigadiere della GNR di quarantasei anni:
CAVAZZA
ROMEO(121),
ed il giovane figlio di soli venti anni:
CAVAZZA
EURO(122),
che, secondo le più spietate rappresaglie di stile mafioso, venne
evirato, e le parti asportate gli vennero cacciate in bocca.
A Rio Saliceto viene ucciso il milite della GNR:
BARBINI
RENATO.(123)
A Montese veniva “eliminato” il civile di quaranta anni:
GUIDOTTI
RAIMONDO.(124)
In località imprecisata restava ucciso il fascista:
LUDERGNANI
GUIDO.(125)
30 Aprile - Cosi si conclude il mese di Aprile.
LUNEDI
30 APRILE 1945
In questa data si ha notizia delle seguenti uccisioni: a Modena
viene soppresso l’agente di
Pubblica Sicurezza:
FESTA
FAUSTO.(126)
A Mirandola restava ucciso il giovane milite della GNR, di venti anni:
BASAGLIA
GIORGIO.(127)
Di molti fascisti uccisi in quel tragico periodo non si è mai potuto
accertare con esattezza la data del loro decesso, in modo particolare in quelle
drammatiche giornate di fine Aprile. Riportiamo, in una sintesi finale di questo
mese, tutti i caduti di quelle giornate di primavera dei quali non si ha per
certa la data della loro scomparsa e per molti non si ha nemmeno notizia del
luogo ove sono stati sepolti.
A Modena restano uccisi parecchi militi della GNR:
ANDREOLI
GOLIARDO,(128)
CASTRATI
MEDORO,(129)
SERENI
GIUSEPPE,(130),
SGAGGI
NAZZARENO,(131)
BOCHEMAN
GUSTAVO,(132)
CORRADI
VINCENZO,(133)
CANDELA
VITTORIO,(134)
BOLZONI
GUIDO,(135)
A Castelfranco viene ucciso il milite della GNR di ventitré anni:
BRUGIONI
LUIGI,(136)
A Carpi il milite della Brigata Nera:
ZANTA
BRUNO,(137)
a Medolla venne trovato in un macero con delle pietre legate al collo,
il milite della Brigata Nera:
LINCOLI
GIOVANNI.(138)
A Vignola venne ucciso il civile di quarantaquattro anni:
BALDINI
FRANCESCO.(139)
A Mirandola il milite;
BORGHI
PAOLINO(140),
a Bastiglia, lo studente, milite della Brigata Nera di venti anni :
ASCARI
NICODEMO,(141)
a Finale Emilia il milite della GNR:
ANGELINI
CESARE,(142)
a Montefiorino, resta ucciso, dopo essere stato prelevato a Bastiglia,
dove risiedeva, il fratello del sopracitato Nicodemo: prima di essere ucciso
venne sottoposto ad atroci sevizie:
ASCARI
WALTER,(143)
in località imprecisata resta ucciso il sottotenente, originario di
Montefiorino:
BONVICINI
VENTURINO.(144)
A San Possidonio vengono
uccisi due fratelli:
SETTI
GIUSEPPE,(145)
SETTI
ARTURO.(146)
A Nonantola viene ucciso il milite:
SITI
SERGIO(147)
Altri cittadini modenesi hanno perso la vita in località fuori
Provincia: si ha notizia delle seguenti persone:
a Bergamo resta ucciso il Vice Capo squadra della MVSN, 72* legione
camice nere di anni cinquanta:
BENEDETTI
RICCARDO,(148)
a Milano resta ucciso il milite della Brigata Nera, originario di
Montese:
GUIDOTTI
FILIPPO;(149)
a San Benedetto Po', il milite della GNR:
MANFREDINI
CARLO,(150)
In Liguria vengono uccisi due modenesi: in località imprecisata, il
milite della Divisione Monterosa, di ventidue anni e nativo di Riolunato:
RONCHICCIOLI
BRUNO,(151)
a Nervi il giovane Tenente dei Bersaglieri di ventiquattro anni:
BOSCHI
ERALDO.(152)
A Cuneo viene ucciso il Capitano della GNR:
GIOVANNINETTI
VITTORIO.(153)
Ulteriori uccisioni a Modena e Provincia: a Modena perde la vita il
cinquantatreenne:
BEGHI
GIOVANNI,(154)
a Pavullo viene ucciso tale:
LEONARDI
GIUSEPPE,(155)
mentre a Castelfranco Emilia viene soppressa:
GUIDOTTI
CATERINA.(156)
A Firenze resta ucciso il mirandolese:
LENCIONI
UGO (156bis)
In Venezia Giulia, in località imprecisata vengono uccisi i modenesi:
CESSARI
FRANCO,(157)
CHIACCHIO
GIUSEPPE.(158)
erano entrambi bersaglieri del
Battaglione Mussolini.
Nell’eccidio del Santuario di Graglia, resta ucciso il Sottotenente
della GNR, nativo di Sassuolo:
TOSI
ROMANO.(158bis)
In Provincia di Modena e in particolare ai confini con la Provincia di
Pistoia tra Fiumalbo e l’Abetone, (vengono presi in considerazione solo quelli
caduti sul versante modenese) restano uccisi durante il mese di Aprile, i
seguenti soldati appartenenti alla Divisione Fanteria di Marina, “San
Marco”:
CRUSCA
CAMILLO,(159)
DAVOLO
CARLO(160)
DINI
BRUNO,(161)
FERRETTI......(162)
MARONI
FRANCESCO,(163)
MAZZOLA
ANGELO,(164)
MOLESINI
AROLDO,(165)
ORENGO
GIUSEPPE,(166)
REALE
CIRO,(167)
RUBINI
MARCELLO,(168)
SCHIAVI
ARMANDO,(169)
TOMASELLI
ENEA,(170)
VALLINI
BRUNO.(171)
In Venezia Giulia, in varie località, oltre ai due bersaglieri citati,
contro i partigiani titini sono inoltre caduti i seguenti bersaglieri del
battaglione “Mussolini” tutti modenesi:(172)
BAROZZI
ALFREDO,
classe 1925,
CARNEVALI
GIUSTINO,
classe 1926,
DEGOLI
FRANCO,
classe 1927,
DI
SAVOIA MARCO,
classe 1925,
GIOVANNONI
SERGIO,
classe 1927,
MALETTI
ROLANDO,
classe 1927,
MASAZZA
GIUSEPPE,
classe 1925,
MASAZZA
CESARE,
classe 1927,
RICCHETTI
FERNANDO,
classe 1920,
ROSSI
GUIDO,
SASSA
SEBASTIANO,
classe1920,
SETTI
PAOLO, classe
1926.
NOTE
1 cfr. lettera del Comune di Vignola del 3 Febbraio
1956, prot. 407, alla Ass. Cad: RSI.
2 cfr. lettera del Comune di Carpi all’Ass. Cad.Rsi.
3 cfr. lettera del Comune di Medolla del 16 Gennaio
1956 prot. 42.
4 testimonianza di B. Zucchini
5 cfr. Elenco caduti RSI.
&
cfr. Primo Bonezzi: “Contributi alla storia della 3* zona militare”,
in : Rassegna ISR, n.7 (1966), pag. 41.
7 ibidem
8 cfr. Elenco caduti RSI n. 659.
9 cfr. Lettera del Comune di Savignano del 9
Gennaio 1957, prot. 172.
10 ibidem
11 cfr. lettera del Comune di Castelfranco Emilia
all’Ass. Cad. RSI; fratello del Guido ucciso sempre a Castelfranco il giorno
29, vedi nota 125.
12 cfr. Elenco caduti RSI n. 141.
13 ibidem n. 153
14 cfr. varie testimonianze coeve.
15 da una frase di un discorso di Palmiro Togliatti.
16 I caduti partigiani
di queste giornate furono:
Alboni
Aldo, Alboni Augusto, Angiolas Alessandro, Bartolamasi Giorgio, Bertolini
Giorgio, Bisi Romano, Camellini Erasmo, Cavalcanti Pietro, Corradini Edgardo,
Corradini Giuseppe, Dallari Florino, Gheduzzi Elena, Gaddi Anna, Leonardi Enzo,
Malavasi Donato, Manzoni Fernando, Manni Flaminio, Mazzoni Emma, Melotti
Riccardo, Messori Gaetano, Ricchetti Oreste, Roncaglia Renzo, Saetti Virginia,
Santachiesa Primo, Semi Mario, Scurani Lina, Stefani Giuseppe, Tirelli Alfio,
Vecchi Ivo, Zanasi Valentina, Zanasi Alfonso, Zanetti Pietro. Da: “Rassegna
ISR “ n. 1 pag. 84.
17 cfr. lettera del Comune di Savignano del 9/1/57 prot.
172.
18 ibidem
19 ibidem
20 cfr. elenco caduti RSI n. 41.
21 cfr. ESGC.Mo
22 ibidem
24 cfr. lettera del Comune di Castelfranco Emilia
all’Ass. cad. RSI
24 cfr. lettera dell’Ass. Cad. RSI del 14/8/56 al
Comando dell’Arma dei Carabinieri, in Arch. Ass. Caduti di Modena.
25 cfr. Elenco caduti n. 418. Questo nominativo appare
anche nell’elenco dei caduti partigiani, visto sopra.
26 cfr. Elenco caduti sepolti nel Cimitero di San Cataldo
e sicuramente appartenenti alla RSI, in Arch. Ass.
27 ibidem
28 cfr. elenco caduti n. 409
29 ibidem n. 161
30 cfr. ESGC.Pi
30bis
cfr. Martirologio, pag. 109.
31 cfr. E. Gorrieri: “La repubblica di Montefiorino”,
pag. 691 e in “Rassegna ISR” n. 1 pag. 84
32 cfr. lettera all’Ass. Cad. del 14/8/56 al Comando
gruppo C.C. per l’ottenimento di un documento comprovante se la morte era
sopravvenuta per atto di guerra o per rappresaglia; in Arch. Ass. Cad. Rsi.
33 cfr. Elenco caduti Rsi; venne ucciso in Via Balugola,
mentre rientrava dall’Ospedale Militare.
34 cfr. Elenco caduti RSI, suppletivo.
35 cfr. Elenco caduti n. 81.
36 ibidem n. 109
37 ibidem n. 238
38 cfr. Elenco dispersi della Divisione San Marco, in G.
Pisanò: “Gli ultimi in grigioverde” Vol. 1* pag. 1261
39
cfr. lettera del Comune di Pavullo del 16/2/56, prot. 55
40 ibidem
41 cfr. elenco caduti n. 485
42 cfr. elenco di sconosciuti sepolti nel cimitero di San
Cataldo e sicuramente appartenenti a forze della RSI; in Arch. Ass. Cad.
43 cfr. lettera del Comune di Cavezzo del 7/1/56
44 ibidem
45 Testimonianza scritta del Dott. Enzo Rebucci.
46 cfr. lettera del Comune di Cavezzo
47 Testimonianza del Dott. Rebucci, cit.
48 cfr. lettera del Comune di Cavezzo, cit.
49 Testimonianza Dott. Rebucci.
51 cfr. ESGC.Pi; il nominativo di Messori Giovanni,
trovasi anche nell’elenco dei caduti partigiani in: Pacor-Casali,”Lotte
sociali e guerriglia in pianura” pag. 363, ma con la seguente dizione
”Caduti dei quali non figura il riconoscimento ufficiale da parte della
commissione regionale qualifica partigiani”
52
cfr. Martirologio pag. 104
52a cfr. Elenco caduti della Divisione Fanteria di
Marina, San Marco” in: “G. Pisano: “ Gli ultimi in grigioverde”, Vol. 1*
pag. 540.
53 ibidem
53bis
cfr. "Martirologio" pag. 134
54 cfr. lettera del Comune di Carpi e in “Albo d’oro
Scuole Allievi Uff. della GNR”.
55 cfr. elenco caduti n. 217
56 cfr. elenco sconosciuti sepolti al cimitero di San
Cataldo.
57 cfr. elenco Caduti n. 280.
58 cfr. elenco sconosciuti ecc.
59 cfr. elenco caduti RSI.
60 ibidem
61 ibidem
62
Testimonianza Dott. Rebucci.
63 cfr. elenco suppletivo caduti RSI.
64 cfr. elenco caduti n. 326
65 cfr. lettera del Comune di Concordia del 31/1/56, prot.
807
66 cfr. elenco caduti RSI n. 790
67 cfr. lettera del Comune di Mirandola del 16/1/56 prot.
126
68 cfr. Elenco caduti RSI n. 634
69 ibidem n. 74
70 cfr. lettera del Comune di Mirandola, cit.
71 cfr. elenco caduti RSI
72 cfr. ESGC.Mo
73 cfr. Elenco caduti RSI, n. 792
74 ibidem n. 655
75 ibidem n. 86
76 cfr. elenco suppletivo caduti RSI.
77 cfr. elenco caduti RSI n. 253
78 ibidem n. 345
79 ibidem n. 489
80 ibidem n. 490
81 cfr. elenco suppletivo dei caduti in Arch. Ass
82 cfr. elenco caduti RSI inumati nel Sacrario di San
Cataldo
83 cfr. elenco caduti n. 174
84
ibidem n. 348
85 ibidem n. 529
86 cfr. elenco caduti GNR in G. Pisanò: “Gli ultimi
ecc.”, op. cit. Vol. 4*
87
cfr. "Martirologio" pag.112
87a ibidem elenco GNR ferroviaria Vol. 3* pag. i859
88 cfr. elenco caduti n.745
89 Testimonianza Dott. Enzo Rebucci
90 cfr. elenco caduti n. 7o
91 ibidem n. 214
92 ibidem n. 74
93 ibidem n. 615
94 cfr. lettera del Comune di Zocca del 28/1/1956 prot.
231
95 cfr. elenco caduti Div. S. Marco, in G. Pisanò op.
cit. Vol. 1* pag. 540
96 ibidem pag. 1860 Vol. 3*
97 cfr. Martirologio: “MODENA 43-45” pag. 78
98
cfr. " "Martirologio" pag. 115
98bis
cfr. "Martirologio" pag.119
98a cfr. lettera del Comune di Medolla del 16/1/56 prot. 42
99 ibidem
100 cfr. elenco caduti RSI n. 766
101 ibidem n. 402
102 cfr. elenco dispersi Div. San Marco, in G. Pisanò, op. cit.
Vol.1* pag. 554 e segg.
103 ibidem
104 ibidem
105 ibidem
106 ibidem Vol. 4* pag. 2220
107 cfr. elenco caduti SS Italiane in , G. Pisanò op. cit.
Vol.2* pag. 727
108 cfr. elenco caduti RSI n. 177
109 ibidem n. 178
110 ibidem n.179. Questa salma venne riesumata a Mirandola
il 9/4/1951
110bis
ibidem n. 624
111 ibidem n. 595
112 cfr. lettera del Comune di Bomporto del 8/6/51
113 cfr. elenco caduti RSI n. 811
114 ibidem n. 495; era famiglio presso l’Accademia Militare.
115 cfr. Elenco caduti della B.N. in G. Pisanò, op. cit. Vol. 4*
pag. 2359
116 cfr. elenco suppletivo caduti RSI
117
cfr. elenco caduti n. 301. Era di San Felice sul Panaro.
118 ibidem n. 733
119 cfr. F. Focherini, in: “A1 - mensile modenese” : “SS i
modenesi con la svastica” - Maggio 1983
120 cfr. elenco caduti n.46
120bis
cfr. "Martirologio" pag.
119
120tris
ibidem
121 cfr. lettera del Comune di Concordia del 31/1/1956
e in elenco caduti n. 212
122 cfr. elenco caduti n. 213
123 cfr. elenco caduti della GNR in: G. Pisanò, op. cit. pag.
1955 Vol.4*
124 cfr. ESGC.Mo
125 cfr. elenco caduti n. 433. cfr. anche G. Fantozzi: “Vittime
dell’odio” pag. 160, dove, tra l’altro, si dice che lo stesso assassino
confessò il delitto, poiché il Ludergnani, dopo che i partigiani gli avevano
ucciso la madre collaborò con i tedeschi in azioni di rastrellamento.
126 cfr. elenco caduti n. 297; era nativo di Avellino.
127 cfr. lettera del Comune di Mirandola del 16/1/56 prot. 126
128 cfr. elenco caduti n. 12; era residente a Campogalliano.
129 ibidem n. 200; era insegnante presso l’Istituto Magistrale
C. Sigonio di Modena; fù anche Segretario dell’Istituto di Cultura Fascista
nel periodo della RSI. Venne prelevato dalla sua abitazione ed ucciso.
130 ibidem n. 712; faceva il mugnaio e venne sotterrato in aperta
campagna nei pressi di Santa Caterina.
131 cfr. elenco dei caduti della RSI inumati nel Sacrario di San
Cataldo.
132 cfr. elenco caduti n. 119; era di Bolzano.
133 cfr. elenco caduti GNR ferroviaria in: G. Pisanò op. cit.
Vol. 3* pag. 1858
134 ibidem Vol. 4* pag. 2383
135 cfr. elenco caduti n. 124
136 ibidem n. 153
137 ibidem n. 820
138 ibidem
139 cfr. lettera del Comune di Vignola del 3/2/56, prot. 407; era
un ex marcia su Roma.
14o cfr. elenco caduti n. 140
141 ibidem n. 27
142 ibidem n.15
143 ibidem n. 28
144 ibidem n. 139 - "Martirologio" colloca
al 22/3/44
145 cfr. lettera del Comune di San Possidonio del 31/1/56, pro.
177.
146 cfr. elenco caduti RSI inumati nel cimitero di San Cataldo.
147 cfr. elenco caduti n. 729
148 ibidem n. 85
149 ibidem n. 389; era Geometra al Comune di Montese.
150 ibidem n. 455
151 ibidem n. 662
152 ibidem; era laureato in giurisprudenza e cadde a Nervi in uno
scontro tra partigiani e reparti della sua Divisione “Monterosa”.
153 ibidem n. 351 Venne fucilato a Cuneo il 3 Maggio era nato a
Mirandola
154
cfr. ESGC.Pi
155 cfr. articolo F. Focherini, cit.
156 ibidem
156bis
cfr. "Martirologio pag. 137
157 ibidem
158 ibidem
158bis
cfr. Albo d’oro caduti Scuole A.U. della GNR.
159
a 171 cfr. “Martirologio” op. cit. pag. 79
172 cfr. Elenco fornito dal bersagliere modenese, del battaglione
“B.Mussolini”, Franco Bartolamasi, deceduto nell’anno 1991:è stato per
molti anni consigliere del Movimento Sociale Italiano al Comune di Modena ed
esponente di spicco della destra modenese.
E mail: civileguerra@virgilio.it